La grappa è il “dopo pasto” dei valdostani e più in generale di tutte le vallate dell’arco alpino dove il clima rigido per gran parte dell’anno consente e richiede bevande ad alta gradazione alcolica.
La grappa sembra una pozione magica: questo prezioso distillato nasce infatti tra alambicchi di vetro ed essenze che evaporano… prendendo “forma” dalla vinaccia. È un rito antico, che si lega alla terra valdostana
da secoli, da quando l’uomo ha deciso di sfidare le pendici dei monti per coltivare la vite.
Praticamente la grappa nasce dalla vinaccia, o meglio da ciò che rimane nel tino dopo la fermentazione delle uve e da quello che resta nel torchio dopo la loro spremitura e dopo “passaggi” bollenti e alternanza di filtri.
Per una buona grappa ci deve essere una buona uva, come quella della zona di Arnad, il Petit Rouge, da cui deriva una delle grappe più forti e dure della Valle d’Aosta, dal sapore “maschio”. Acquavite anche dalle vinacce più “delicate” del Blanc di Morgex e La Salle. Come dagli acini dell’Enfer d’Arvier e di Donnas. E non solo: ottime grappe a Chambave, come quella ottenuta dal Muscat, a Nus, dal Rouge e dal Pinot Gris.
In Valle d’Aosta la grappa non è però l’unico liquore.
Gli “uomini di montagna” ne hanno creati altri, dalle erbe. E soprattutto dal génépy, da quelle piccole piantine che strappano la loro vita ai detriti delle morene, tanto vicine al cielo da assorbirne quasi il colore.
Da un nome che rende giustizia al gusto, dagli effetti salubri, un liquore che deriva da una miscela di erbe alpine, il “benefort”, un amarissimo.
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